IL COLORE DELLA VOCE  E IL GRANDE GATSBY
IL COLORE DELLA VOCE E IL GRANDE GATSBY

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IL COLORE DELLA VOCE  E IL GRANDE GATSBY

                                                                                                                                  Elisa Zoppei

 

Una testimonianza precisa sulla bellezza della lettura ad alta voce, che giunge fresca e attuale anche se antica nel tempo, viene dall’umanista Leonardo Bruni (1370-1444) per il quale la lettura ad alta voce è eccelso ornamento espressivo della prosa:

 “Talvolta gioverà anche leggere ad alta voce. Non solo nella poesia, ma anche nella prosa, c’è un ritmo e una specie di armonia che vien colta dall’orecchio, e flessioni e gradazioni; la voce che ora si abbassa ed ora si alza di tono; le pause, i capoversi, il periodare mirabilmente costruito, sono caratteristiche particolarmente evidenti nei migliori scrittori. Leggendo ad alta voce si coglieranno con più prontezza e l’orecchio s’avvezzerà a una sorta d’armonia che si avvertirà poi e si imiterà nello scrivere. Attraverso questa lettura si apprenderà inoltre l’esatta pronuncia delle parole…”[1]

Colpiscono le osservazioni di questo grande studioso così vive e vere. Fanno capire come le parole di un testo di prosa o poesia assumono un maggior valore letterario quando si insinuano nell’orchestra interiore del lettore.

 

IL COLORE DELLA VOCE.

 “La parola oltre che senso è anche suono, la voce è calore, colore…”[2]  L’idea del colore della voce mi fruga dentro, urta la mente, pizzica la fantasia, gioca sul senso letterale e non solo figurato del termine; su ipotetici raccordi fra suono e colore. l’uno tocca il senso della vista, l’altro quello dell’udito, e nella logica corporea, si compenetrano a vicenda. Addentrandoci nel mondo musicale scopriamo che il termine colore delle voce viene convenzionalmente assunto per definire la multiforme gamma di timbri della voce dei cantanti. Un dato timbro vocale viene  associato a gradazioni del grigio, andando dal colore più chiaro, il bianco, per arrivare al colore più scuro, il nero. Nella teoria moderna del canto, la timbrica del cantante viene colta nella pronuncia canora delle vocali. Ad esempio la vocale A, è associata al colore bianco. Sappiamo che le voci bianche sono quelle dei fanciulli cantori: limpide e argentine. Se però uno dopo la fase della pubertà ha una voce bianca, è destinato all’insuccesso perché  inespressivo, anonimo.  Deve continuare a studiare per “colorare” la sua voce.  La “E” invece è associata al grigio chiaro. Il cantante con una timbrica vicina a tale colore emette un suono rotondo, vivo e caldo. Alla vocale  “O” si associa il grigio scuro, un timbro bello, che produce un suono profondo, intenso, gradevole ed espressivo. Il timbro prodotto dalla “U” è associato al colore nero. E’ un timbro di impostazione vocale rara, di pochi fortunati artisti. La “I” invece viene esclusa dalla teoria dei colori perché molto fastidiosa alle orecchie. Il suo suono è pungente e profondo allo stesso tempo,con timbri gradevoli solo se accoppiati al graffiato. Ma le donne con tali caratteristiche non hanno successo.[3]  Mentre il mondo musicale ha elaborato una precisa teoria sul colore della voce che canta, è appena abbozzata l’idea, del colore di una voce che parla o che narra o che legge. In questo ambito essa è variamente classificata: forte, sonora, piena, robusta, debole, fioca, argentina, limpida, chiara, squillante, roca, stridula, gutturale, nasale velata, attributi che nel loro insieme si legano al concetto di colore. Chi ama leggere, o è lettore di professione, o attore di teatro, o vuole solo raggiungere una maggior sicurezza comunicazionale, frequentando specifici corsi di dizione e fonetica, apprende le basilari tecniche per  lavorare sulla propria voce, affinarne le potenzialità interpretative ed espressive. Ogni allievo, anche facendo leva sull’energia comunicativa del linguaggio del corpo,  può imparare a impossessarsi della propria voce, controllarne il tono, il volume, il timbro, il ritmo, e donarle il colore che la contraddistingue da ogni altra voce,  la rende unica e irripetibile, in grado di attrarre gli ascoltatori e suscitare emozioni profonde. Inoltre, ogni persona può rendere gradevole e seducente la propria voce attingendo alla sua interiorità, al  piacere di vivere, di conoscere, di ascoltare, di amare.   So, per esperienza diretta e riflessa, che ognuno di noi può comunemente percepire il colore della propria voce. Alla domanda che colore dai alla tua voce?  spesso posta a bruciapelo ad adulti e bambini, i più rispondono il giallo, il verde, il blu e il rosso, seguite dall’azzurro, l’arancione il violetto, il rosa. Ma arrivano anche  risposte del tipo: “Grigio scuro quando sono triste, giallo brillante quando sono allegro”.  

 

LEGGENDO IL GRANDE GATSBY

 Il grande Gatsby  ( tit.or. The Great Gatsby), romanzo dello scrittore statunitense Francis Scott Fitzgerald (24 settembre 1896 – 21 dicembre 1940), è stato pubblicato per la prima volta il 10 aprile 1925. Ambientato a New York e a Long Island durante l’estate 1922, viene definito dalla critica il più acuto ritratto dell’anima dell’Età del jazz, una satira amara piena di contraddizioni, di vuoto interiore di tragicità, l’icona più rappresentativa di quelli che furono gli “anni ruggenti”.

Narra la storia del sogno impossibile di Gatsby, un uomo che incarna l’entità degli ideali americani, corrotti dal materialismo e dal successo sociale. Può essere considerata l’autobiografia spirituale di Fitzgerald, in cui lo scrittore mette a nudo i problemi che lui e la sua generazione dovettero affrontare, travolti dalla perdita di tutti i valori, oppressi dal senso del peccato, della debolezza, e della depravazione della natura umana. È la storia della conquista facile della ricchezza cui non corrisponde  la volontà di amare.

CURIOSITÀ

Il romanzo venne tradotto per la prima volta in Italia nel 1936 da G. Giardini con il titolo Gatsby il magnifico e nel 1950 da Fernanda Pivano con il titolo Il grande Gatsby, edito negli Oscar Mondadori.
Il libro venne rappresentato sulle scene nel 1926 dal drammaturgo Owen Davis e in opera musicale nel 1999 da John Harbison. Da esso furono tratte alcune versioni cinematografiche: la versione muta del 1926, la versione del 1949 del regista Elliott Nuget, interpretato da Alan Ladd e quella del 1974 con la regia di Jack Clayton e la sceneggiature di Francis Ford Coppola , interpretato da Robert Redford e Mia Farrow. La più recente versione cinematografica è del 2013 diretta da Baz Luhrmann ed interpretato da Leonardo Di Caprio,

 

COME LEGGERLO

Va letto come una potente voce che comunica i sapori, gli odori, le luci, i colori, i suoni, le ombre dei paesaggi reali e quelli dell’anima. Ogni dramma si incunea nelle ali del vento leggero che ondeggia tra le tende del salotto rosa di Daisy. Un capolavoro d’arte scrittoria e narrativa oltre che incisivo affresco di un’epoca

[1] Leonardo Bruni, Trattato degli studi e delle lettere,  in Giuseppe Flores D’Arcais L’educazione della donna secondo Leonardo Bruni in “ Educazione e pedagogia”, F.lli Fabbri Editori, Milano 197, p.92

[2] Rossi Nicola, Leggere ai bambini, in  Zoppei E. “Lettura come incontro” Verona, Libreria Editrice Universitaria 2005

[3] Cfr. amici7.blogspot.com/2008/04/lezione-4-i-colori-della-voce.html

[4] Francis S. Fitzgerald,  Il grande Gatsby, Arnoldo Mondadori Editore, Verona, 1982  Collana “I romanzi d’amore di Grazia” p. 13-14

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