Qual è il segreto inconfessabile del geometra di Santamona? E quali vicende scuotono il paese, sopito nell’avvicendarsi dei ritmi circadiani scanditi da nascite, matrimoni, attività, morti? La vita reale può assomigliare ad un romanzo?
Con brillante ironia Andrea Zanuso racconta fatti e misfatti ambientati in un paese veneto nel libro “Il segreto del geometra di Santamona”, al punto che la suggestione narrativa rimane impressa ben oltre il tempo di lettura. Un sordido tentativo di speculazione edilizia si accompagna a gelosie, ricatti, intrighi, intrecciati alla vicenda di mutandine in pizzo rosso come raffigurato in copertina, che compaiono perfino sui banchi del consiglio comunale e, al posto di un fiore, sono lanciate sulla bara di un fredifrago. E’ la storia verosimile e sempre attuale del prevalere di interessi personali sul bene pubblico, come insegna la trasformazione di aree verdi in edificabili che arricchisce sindaci, assessori, ingegneri e architetti, tutti sotto l’ombrello protettivo e propulsivo di un politico, la cui fama è uguale all’arroganza del suo potere. Vicende che Andrea Zanuso conosce bene essendo stato amministratore comunale, attento e sensibile al rispetto e alla cura dell’ambiente. Il suo impegno green, dai tempi in cui pochi ne sentivano l’urgenza, dà robustezza e calore alla trama e ai personaggi che si percepiscono come reali, seppure reinventati in forma di romanzo. La Santamona del titolo è un sunto emblematico del romanzo: i Veneti e non solo loro conoscono i plurimi significati di “mona”, qui addirittura “santa”. Un palcoscenico in cui agiscono vari personaggi, ognuno con proprio ruolo e status sociale, contrassegnati, oltre che da nomi e cognomi, da soprannomi emblematici che contribuiscono alla rappresentazione narrativa del paese e della sua gente, così: “Una comunità omogenea e con valori condivisi e genuini, ma subordinata al potere religioso e politico che la governava attraverso elargizioni di favori, privilegi, protezioni e scambi politici. Un sistema che controllava le contraddizioni e gli interessi delle diverse classi sociali grazie al ruolo morale e religioso della Chiesa, che, in sintonia con il potere politico e imprenditoriale, gestiva opportunità di lavoro e di studio, incarichi pubblici e carriere politiche”. E’ un sistema in cui il geometra Mario Manin, il personaggio principale, è perfettamente integrato, ma fino ad un certo punto…Nel racconto compaiono detti ed espressioni dialettali che attizzano curiosità; all’apice sta “I pecati de mona, Dio li perdona!”. Non a caso Andrea Zanuso è anche l’autore di “L’ abecedario in versi co ‘e parole perse”, che la sinossi descrive come “una originale raccolta di liriche in vernacolo dove per ogni lettera dell’alfabeto corrisponde una poesia che, a ogni capoverso, riprende la stessa lettera… L’opera di Andrea Zanuso è il frutto di una lunga e paziente ricerca di mondi, parole, espressioni che appartengono ad un passato della vita delle nostre campagne. Le illustrazioni realizzate appositamente a penna dal maestro Giorgio Scarato, libere interpretazioni ispirate dai versi de L’Abecedario, hanno il pregio di creare immagini, ambienti e contesti dei tempi passati, della campagna e della vita di provincia di tanti anni fa.”. Un’opera di grande valore, edita da Cierre Grafica. A Santamona ci sono persone e luoghi attraverso cui tutto passa: il parroco, che agisce da talpa, il medico che nelle visite si appropria delle notizie, il bar Savoia, detto Portobelo per un pappagallo che saluta, a modo suo, gli avventori, ovvero il Tortora, Gigi Baraca (il festaiolo che entra in lista per l‘elezione in provincia attraverso un esilarante imbroglio), il sindaco battezzato come ingegner Varianteel Mazin (come colui che ammazza il porco), el Mudandaro (venditore di lingerie femminile) chiamato anche Parlantina per la sua attività politica, el Braco che fiuta signore e signorine come un cane da caccia…
Non mancano i momenti intimisti e poetici: l’amore di Mario per la sua bellissima Francesca e la descrizione del paesaggio quale luogo di vita vera, anteriore agli sfregi successivi, come la Spiaggetta lungo il fiume dove bambini e ragazzi andavano negli anni ’50 e ’60. “La sabbia sulla riva che il fiume aveva depositato sin dai tempi remoti, sembrava la striscia di una spiaggia della costa adriatica, e per i ragazzi era come se fossero a Sottomarina o a Jesolo (spiagge venete ndr), oppure sulla scogliera di Mompracem con Sandokan o all’isola del Tesoro di capitan Flint…insomma era l’anfiteatro dei loro giochi e arena delle loro sfide, ma anche il set dove sognando a occhi aperti diventavano i protagonisti di epiche avventure e di appassionanti e mitici film”.
Trapela una vena di nostalgia per un territorio dell’est veronese intessuto di lavoro e solidarietà, ma anche di contrapposizioni culturali e sociali, che la trama del libro svela, appassionando il lettore fino all’ultima pagina rivelatrice.